I Misteri di Milano 2^ parte
Streghe fra la basilica di Sant'Eustorgio e Sant'Ambrogio
Finora siamo stati in due chiese, ma è tempo di spostarsi nella terza, tre come i Re Magi. Fra i protagonisti della prossima storia. Raggiungere la prossima destinazione è semplice, basta guardare in alto e seguire la stella cometa, trovandola sopra al campanile della basilica di Sant’Eustorgio.
E’ il segnale che cercavamo, i resti dei Magi si narra siano sepolti proprio in questo luogo sacro. Le spoglie di Gaspare, Melchiorre e Baldassare vennero portate qui da Costantinopoli grazie al santo che dà il nome alla basilica, Eustorgio. Riposarono in pace sino al 1162 quando sull’Italia si abbatté la furia di Federico Barbarossa che mise la città sotto assedio e riuscì ad impadronirsi della preziosa reliquia per portarla nella sua terra natia a Colonia.
Il torto venne parzialmente rimediato quando nel 1904 grazie alla mediazione del cardinal Ferrari si riuscì a riportare sul suolo italiano due peroni, una tibia e una vertebra che ancor oggi sono esposti nella cappella dei magi di Sant’Eustorgio. Come vuole la tradizione ogni Epifania parte dal Duomo una processione in onore dei Magi che arriva proprio qui, guidata non dalla croce come in ogni chiesa, ma dalla stella cometa.
L’altra particolarità per cui è conosciuta questa basilica si trova nella cappella Portinari, ed è dotata di corna, ma non si tratta del diavolo o di qualche demone. Ci siamo recati personalmente in questa stanza che rappresenta uno splendido esempio di arte rinascimentale, affrescata dal pittore Foppa nel XV secolo, dove nella parete sud vicino alla finestra la luce che filtra dall’esterno cerca di celare alla vista dello spettatore un dipinto molto particolare, dal nome “Il miracolo della falsa Madonna”.
Più precisamente si tratta di un’icona nota del Cristianesimo, e fin qui nulla di strano, solo che in questa versione sia la Madonna che il bambino hanno entrambi le corna! Come spesso capita per dare una spiegazione su cosa potrebbe significare questo enigmatico dipinto bisogna entrare nel campo delle leggende.
Tutto comincia con la figura di Pietro da Verona, prete proprio in questa basilica e poi divenuto santo martire, a cui è dedicata la cappella e colui che proprio qui viene più volte raffigurato con una falce conficcata nella testa, a ricordare il modo in cui fu brutalmente assassinato da due sicari. Il motivo lo scopriremo più tardi. Un giorno, mentre il prelato celebrava messa, il diavolo scese in terra e prese possesso della figura della Madonna. Pietro lo notò in quanto Lucifero non riusci a mascherare le proprie corna, e venne rispedito nel regno degli inferi grazie a un’ostia consacrata. Dimenticandosi però le corna che nel frattempo avevano pervaso anche il bimbo. Un’altra teoria vuole che il fantasma di Guglielmina di Boema si sia impossessato del dipinto, come per vendicarsi del fatto di esser stata bollata dopo la morte come eretica, proprio lei, in odore di santità. Questa altra storia merita un approfondimento, che magari tratteremo parlando dell’abbazia di Chiaravalle. Lasciando per un attimo da parte i miti e le credenze popolari, il monito che questo messaggio vuole tramandarci è senz’altro quello che il male può assumere mille forme, e trovarsi dappertutto, spesso anche con sembianze benevole. L’ostia è una metafora che rappresenta la fede con cui si può sconfiggere il male. Di certo attorno al 1400 quest’opera deve aver destato non poco scalpore.
Un altro aneddoto, alla fine della nostra visita siamo tornati all’entrata, dove abbiamo trovato un religioso che ci ha chiesto com’era andato il nostro tour. Impunemente ci è scappata la frase che siamo rimasti sbalorditi dalla Madonna con le corna appena vista. Ci è stato risposto che in quel luogo non è presente nessuna figura da noi così descritta. Mistero!
Una particolarità è lo scorcio di luce che penetra da una delle vetrate della basilica, sembra illuminare un punto preciso, che indichi un nuovo affascinante mistero? Forse si, perchè non è ancora tutto, Sant’Eustorgio è come un scrigno senza fondo ricolmo di tesori. Basta scendere una scalinata per ritrovarsi catapultati indietro nel tempo di ben 17 secoli! Gli scavi partiti nel 1959 ci hanno restituito una necropoli paleocristiana con oltre 100 tombe scoperte nel corso degli anni.
Di grande nota le epigrafi che ci rivelano l’appartenenza sociale di chi qui vi giace, ad esempio uno schiavo, un soldato, un esorcista, una dama, ma ancor più curiose un novantenne - età davvero rilevante per l’epoca - un orientale, proveniente dall’attuale Macedonia, e un orante, un’icona che raffigura un soggetto in posizione di preghiera.
Sotto un'incisione notiamo uno dei primi simboli cristiani, il cosiddetto “Monogramma di Cristo”, composto da due lettere greche sovrapposte: X (chi) P (rho) usate per identificare Gesù. A e ω stanno invece per Alfa e Omega, simboli che associati stanno ad indicare l’inizio e la fine di ogni cosa. Originariamente questo simbolo veniva usato nell’Europa Orientale, mentre a partire dal IV secolo si è diffuso anche nella parte Occidentale grazie a Costantino I, famoso per aver favorito la diffusione del cristianesimo ai tempi dell’impero romano.
La nostra storia prosegue con un altro importante fatto storico accaduto proprio nella piazza circostante la basilica, precisamente in un convento dove nel XIV secolo partì la caccia alle streghe, attraverso l’apertura del tribunale dell’inquisizione. Molte presunte streghe accusate di praticare la “sabba” - rito orgiastico già trattato nell’articolo riguardante il cimitero di Darola e il principato di Lucedio – vennero messe al rogo nell’area che va da Sant’Eustorgio alla vicina piazza Vetra, poco distante, che potete ammirare in tutta la sua bellezza nella foto principale in homepage del sito.
Tutto cominciò con papa Giovanni XXII che proclamò la “super illius specula” con cui venne esteso il concetto di eresia anche alla stregoneria, che doveva esser combattuta dalla figura dell’inquisitore, uno di essi fu proprio il Pietro da Verona di qualche riga fa, ora potete capire anche i motivi del suo assassinio. Un altro protagonista è sempre un Papa, Innocenzo VIII, che pensò bene di intensificare la lotta alle streghe tramite il “melleus maleficarum”, un vademecum da impartire agli inquisitori prima di andare a caccia delle oscure signore. Ecco, non so voi, ma io dopo aver appreso tutto questo mi sono immaginato dentro al mondo di Harry Potter; quei nomi di magie latine così simili, un libro che potrebbe esser quasi equiparato a quelli di magia, figure contrapposte che si scontrano in una lotta fra il bene e il male di cui francamente mi è difficile individuarne contorni ed appartenenti all’una o all’altra inclinazione. Per esempio la magia cruciatus era presente anche nella città meneghina, perché il malcapitato veniva anche torturato per confessare il proprio orientamento malefico. Però a differenza del mondo immaginario del maghetto di Hogwarts qui è stato tutto reale. Andò avanti sino a che nel 1775, l’imperatrice austriaca nonché duchessa regnante di Milano Maria Teresa d’Austria, decise che quello sarebbe stato l’ultimo anno degli inquisitori nel capoluogo lombardo. I tanto vituperati invasori austriaci dunque posero fine a questa assurda pratica ben prima di altri stati europei, e non fu di certo l’unica miglioria che apportarono alla città.
Prima di farsi prendere dallo sconforto, un milanese si rivolge alla madonnina, se non trova risposte però va dall’altra figura che vigila sulla città: Sant’Ambroeus. Ci rechiamo proprio nella basilica che reca il suo nome, fatta erigere su suo volere ai tempi in cui svolgeva il ruolo di vescovo della città meneghina. E’ talmente antica che l’anno in cui fu costruita è di tre cifre, fra il 379 e il 386, ma solo attorno all’anno 1100 ha assunto la fisionomia che poi dopo vari sviluppi è arrivata sino ai giorni nostri. Non fu un percorso facile però, nel periodo della rivoluzione francese diventò un ospedale militare, prima che gli austriaci la riportarono al rango di chiesa. L’ultima difficile prova che ha dovuto superare è stata durante i bombardamenti della seconda guerra mondiale, che ne devastarono parte della struttura. Per fortuna negli anni successivi il restauro ha riportato all’antico fasto quella che è considerata la seconda chiesa di Milano per importanza, dopo il Duomo, e naturalmente uno dei monumenti più apprezzati dell’intera città. Dopo un doveroso cenno storico occorre soffermarsi sui misteri che racchiude dentro, e anche fuori le sue mura.
All’interno una splendida colonna d’epoca romana, con alla cima un serpente nero in bronzo, detto “serpente di Mosè”, un rettile millenario in quanto la sua presenza in questa basilica secondo alcune fonti è databile attorno all’anno Mille. La leggenda, come ci fa intuire il nome, narra che sia stato proprio Mosè a forgiarlo nel deserto egiziano per difendersi dagli altri serpenti che continuavano ad attaccare l'accampamento. A esso sono stati attribuiti poteri miracolosi con delle vere e proprie processioni negli scorsi secoli per poter toccare la “reliquia” e provare a ottenere la grazia di una guarigione dalle malattie. Sempre una leggenda ammonisce che nell’imminenza del giorno del giudizio il serpente scenderà dalla colonna prendendo vita per tornare nel suo luogo d’origine. Un messaggero dell’Apocalisse!
La più famosa colonna di questa basilica però si trova al suo esterno. Nel giorno della nostra visita c’erano dei lavori proprio in quella zona, con una vera e propria gimcana da percorrere per raggiungerla, cosa che mi era già capitata con il simbolo della svastica sulla chiesa di Rosazza. Sembra quasi che sapendo del mio arrivo le cose vengano celate! Si tratta della “colonna del diavolo”, denominata così in quanto si narra che Sant’Ambrogio e il diavolo tennero una feroce lotta in prossimità di essa, culminata con le corna di Lucifero infilzate nella colonna durante un tentativo d’attacco. Avvicinando il proprio naso ai fori si vocifera che si possa sentire ancora odore di zolfo e addirittura si udirebbero i sinistri suoni provenienti dal regno degli inferi. Non ho percepito tutto questo, soltanto odore di smog e la frenesia del traffico milanese nell’ora di punta. Mi giungono voci che i buchi siano stati coperti recentemente, se così fosse un vero peccato, sarebbe come provare a nascondere un pezzo di storia e tradizione milanese. La spiegazione terrena a questa leggenda è da ricercarsi forse nel fatto che banalmente i due buchi un tempo congiungevano quella colonna ad un’altra, formando una cancellata.
Sulla facciata esterna, in alto a destra notiamo un’enigmatica scacchiera, di forma romboidale con sette spazi per ogni lato alternati fra il bianco e il nero, come negli scacchi appunto. Quando troviamo dei numeri spesso non sono segnati a caso, dobbiamo ricorrere al simbolismo per trovare una spiegazione al numero sette e di rimando alla scacchiera. Che sia un simbolo templare? Un simbolo per tenere distante il maligno? Una metafora che sta ad indicare l'eterna lotta tra il bene, in bianco, e il male, in nero? La cosa strana è che non si tratta di un unicum, in quanto lo possiamo ammirare in ben quattro versioni e anche all’interno dell’edificio, ma quella citata poc’anzi è sicuramente la meglio conservata. Se ne può trovare una simile in Toscana sulla facciata della chiesa di Sant'Agata. A favore dell'ipotesi templare potrebbe esserci il fatto che il vessillo di questi cavalieri era proprio di colore bianco e nero, con la famosa croce rossa sopra. Inoltre a partire dal XII secolo sono sparse per la città testimonianze del passaggio dei templari nel capoluogo lombardo, nella zona dei giardini della Guastalla, passando per la chiesa di San Paolo e Barnaba, fino ad arrivare proprio qui, a Sant'Ambrogio.
Il vescovo più famoso di Milano riposa ancora nella sua amata basilica, in una cripta sotto all'altare principale assieme ad altri due santi come Gervasio e Protasio. Il 7 Dicembre proprio in occasione della celebrazione del patrono è possibile osservare da vicino le spoglie che solitamente vengono mostrate al visitatore da qualche metro di distanza attraverso le grate di una cancellata.
Immancabile anche qui la figura del drago-biscione
Un'ultima curiosità, se vi ritrovate a camminare per le strade della UCLA university a Los Angeles o nel quartiere di "The Hill" a Saint Louis - dove è di stanza una comunità di emigrati italiani (non emigratis) - e notate una struttura alquanto familiare, non temete, è un omaggio alla basilica di Sant'Ambrogio, riprodotta fedelmente. San Ambrogio ne andrebbe di certo orgoglioso.
I misteri di Milano 3^ parte
Dipinti enigmatici, case variopinte e uccelli esotici
BIBLIOGRAFIA E APPROFONDIMENTI:
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