Le Piramidi di Montevecchia


Le Piramidi sono da sempre uno dei misteri che affascina l’umanità. Cheope, Chefren, Micerino nella piana di Giza in Egitto, le piramidi di Tula, Palenque, Uxmal in Messico, Tikal in Guatemala, Candi Sukuh e Borobudur in Asia sono solo fra i più famosi esempi di strutture piramidali che puntano verso il cielo. Anche se il loro scopo è attualmente ancora oggetto di dibattiti, si pensa che in Egitto avessero la funzione di tombe dei faraoni e simbolo di potere, mentre in centro America di luoghi di culto o sacrificio per placare la possibile ira delle divinità. Nella nostra Italia ufficialmente non sono presenti piramidi. Si sa però che le cose possono sempre cambiare, ne è convinto l’architetto Di Gregorio che nel 2001 notò - grazie ad alcune immagini aeree – che nella valle del Curone fra Lecco e Milano alcune colline erano troppo geometriche per esser state create dalla sapiente mano di madre natura. 

Perfettamente nascoste e all’apparenza terrazzamenti collinari, sarebbero in tutto 3, con forma a gradoni, la loro inclinazione si aggira sui 43/44 gradi, alte circa 50 metri e attualmente coperte dalla vegetazione (sulla terza addirittura è presente un bosco). 

Ad avvalorare la tesi che le loro sembianze siano opera della mano umana vi è il fatto che avrebbero tutte la medesima gradazione e orientamento, cosa che le assimila alle più famose piramidi di Giza. E c’è di più, perché alcuni studiosi si sono spinti ad affermare che il loro posizionamento ricorda quello delle tre stelle della cintura di Orione. In particolare la seconda piramide sembra la copia fatta e finita di quella a gradoni di Saqqara in Egitto.

Ci sarebbe da usare il condizionale più spesso in questo articolo, perché la cosa se confermata avrebbe una notevole rilevanza storica, bisogna però analizzare i fattori che sono a favore di un’opera umana e quelli che invece rimandato il tutto ad uno scherzo della natura. Vedendo la conformazione del territorio circostante, molto vallonato, mi sento subito di escludere che le piramidi siano state costruite da zero con del materiale che poi con lo scorrere del tempo sia stato celato alla vista da uno strato d’erba e terra. Molto probabilmente - se l’uomo ci ha messo lo zampino - lo ha fatto modificando e scolpendo un avvallamento collinare preesistente. Proviamo quindi a seguire questa pista: modellate artificialmente da chi? Per rispondere a questo quesito bisogna fare un salto indietro nel tempo, fino alla comparsa dei primi insediamenti umani stabili su questo territorio. Le prime testimonianze storiche indicano che alcune popolazioni celtiche si stabilirono nell’area nel 400 a.c., seguite successivamente dal periodo di dominazione romana. I celti sembra oramai assodato che utilizzarono queste piramidi, la cosa si può riscontrare dal fatto che la seconda costruzione, quella simil Saqqara denominata belvedere Cereda, sarebbe stata da loro adibita ad osservatorio astronomico o usata come una sorta di santuario. Alla base di essa si possono ancor oggi scorgere i resti di un’opera difensiva denominata castelliere, una cinta muraria tipica di queste popolazioni, costruita con lo scopo di difendere qualcosa d'importante, in questo caso appunto la struttura posta alla cima di essa. Difatti la sommità è piatta, come se anticamente vi fosse una costruzione, di cui si possono ancora notare i resti di un muretto in pietra. Una piccola Stonenge italiana dunque, visto che sono stati rinvenuti anche due monoliti, ora inglobati nel terreno.

Fin qui la possibilità abbastanza plausibile che i celtici abbiano utilizzato queste piramidi per gli scopi sopracitati, quello altrettanto certo però è che gli stessi non siano famosi per la costruzione di opere in forma piramidale. Nel caso non fossero stati loro, chi in epoca antecedente ha costruito queste piramidi e per quale scopo? Qui entriamo nel campo della fantascienza che parla di antichissime cilvità tecnologicamente avanzate addirittura di 30 mila anni fa con delle sorprendenti conoscenze in campo astronomico, che hanno disseminato piramidi nel mondo, come ad esempio in Bosnia, Cina, Francia, Romania. Ipotesi al limite della fantascienza su dischi volanti ed esseri venuti dallo spazio, con una certezza, anche nel caso queste teorie si rivelassero vere, riscrivere la storia è da sempre esercizio molto difficile rispetto al prendere per buona quella da sempre riconosciuta, anche in presenza di prove. Nel caso qualche lettore volesse cogliere l’occasione per visitarle, non faccia come il sottoscritto. La prima volta che ci siamo recati in Val Curone nel tentativo di effettuare un sopralluogo abbiamo peccato di presunzione non informandoci prima sulle coordinate esatte per raggiungerle. Ci siamo fidati del nome con cui sono famose, cioè “piramidi di Montevecchia” e da lì siamo partiti alla ricerca tornando a casa con un nulla di fatto. Niente di più sbagliato, occorre recarsi a Rovagnate in via Bongiaga per costeggiarne il perimetro percorrendo dei sentieri sterrati e trovare in successione la prima piramide, riconoscibile per la presenza dei cipressi, e la seconda piramide poco più avanti, denominata "belvedere Cereda", cui suonerebbe meglio il nome di "Saqqara italiana". 

La terza è ben più estesa rispetto alle precedenti, ma di difficile individuazione, posta a nord-ovest rispetto alla seconda e costellata da fitti alberi. Bisognerebbe iniziare a scavare come fatto con Oak Island, l’isola del tesoro,  ma sembra che non siano state ottenute le relative autorizzazioni. Basterebbe forse anche solo un georadar per l'identificazione di oggetti, strutture, o anomalie del sottosuolo sino a 20 metri, per svelare il mistero. Forse però è meglio così, lasciarci con il dubbio che qualcosa di grosso sia presente fra questi avvallamenti, ma che probabilmente non siamo ancora pronti per scoprirlo. Cito un aforisma di Oreste Benzi: l'uomo è maturo quando arriva a capire che c'è il mistero, cioè che tutto non si riduce a quello che lui vede e capisce.



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