Il Borgo dei Misteri: Rosazza
Un po' di storia: qui tutto gira attorno all'enigmatica figura di Federico Rosazza. Nato nel 1813 in provincia di Biella, nel corso della sua vita ha ricoperto ruoli come senatore del regno d'Italia, membro della giovane Italia Mazziniana e addirittura Gran Maestro Venerabile della Massoneria. Da giovane intraprese gli studi in giurisprudenza, sviluppando però ben presto un interesse che lo seguirà per tutta la vita: quello per l'occulto. Assieme al suo amico Giuseppe Maffei diede vita alla "Rennes Le Chateau" italiana per l'alone che la circonda, il paese di Rosazza.
Subito arrivati ci accorgiamo di non essere in un posto come gli altri; sulla destra infatti scorgiamo un elegante ponte a tre arcate che conduce al cimitero del paese, il cui ingresso è formato da una cupola che introduce al camposanto vero e proprio, pieno di monumenti e disposto su 4 piani. Si dice che fu il Maffei a progettare questo cimitero, facendo arrivare del marmo pregiato da Genova e disseminando simboli massonici ovunque, quali stelle a cinque punte, lacrime, croci particolari ecc...
Ma non è certo questa la più grande stranezza di questo borgo, difatti se ci spostiamo più avanti troviamo la chiesa del paese, non quella originaria, bensì quella fatta costruire sopra al vecchio cimitero. Pensate all'epoca di quale potere bisognava fregiarsi per poter far abbattere una chiesa e costruirne un'altra a piacimento in un altro punto. Da qui le analogie con Saunierè a Rennes Le Chateau, solo che egli non si era spinto così a fondo, limitandosi a restaurare la chiesa pregressa, non abbattendola come fece Rosazza. Nella foto qui sopra potete apprezzare l'imponente soffitto del luogo di culto, un cielo notturno tappezzato di stelle in cui è ben visibile la via Lattea, con un gioco di luci particolari che ne mette in risalto la luminosità e forma un effetto ottico mozzafiato. Guarda caso anche nei tempi massonici il soffitto è decorato con un cielo stellato, c'è da dire però che l'usanza era in uso fin dal basso Medioevo, come stanno a testimoniare ad esempio la basilica di Assisi e la cattedrale di Siena. Persino alcuni presunti personaggi massoni della nostra epoca usano sovente cravatte di colore blu con delle stelle disegnate sopra.
Nei pressi dell'entrata possiamo osservare una scala che porta verso... il nulla!
Dall'altro lato invece possiamo vedere una madonna nera, figura sovente nel biellese, cui ci soffermeremo poi dettagliatamente a parlare.
Facciamo un passo indietro e torniamo sul sagrato della chiesa e qui, se l'interno è particolare e pieno di segni e significati, l'esterno è ancora più ricco di dettagli al punto che passerebbero ore a citarli tutti. Brevemente, sulla scalinata che porta all'ingresso è incisa l'inquietante dicitura "desiderium peccatorum peribit" cioè "periranno i desideri dei peccatori".
Questo invece è lo stupendo portone d'ingresso tutto inciso con scritture latine, fiori e frutti. In particolare la figura dell'uva può richiamare "il nettare degli Dei" che si ricava da essa, ovvero il vino, che in molte culture presenta aspetti sia negativi che positivi. I primi riguardano il fatto che l'uomo sotto l'effetto del vino possa perdere i suoi segreti e le sue inibizioni; al contrario esso è ben visto perché porta l'essere umano ai confini della conoscenza, in un rito di iniziazione, basti pensare al ruolo che assume nelle cerimonie cristiane.
I tombini a forma di stelle a 5 punte.
Ci sono poi queste sculture che sembrano rappresentare fiori, piante ed in particolare l'edera, simbolo massonico che sta a significare la morte e la rinascita, la luce contrapposta all'oscurità. Infatti essendo una sempreverde può esser vista come una metafora dell'immortalità.
Ecco qui una fontana che sembra un piccolo obelisco, con in cima una madonna che tiene in mano una croce, in basso immancabile il simbolo massonico della rosa, collegato ai Rosacroce, un ordine segreto che si dice vicino alla massoneria. In basso il getto d'acqua fuoriesce da un'anfora tenuta da una persona, proprio come accade nella figura del segno zodiacale dell'Acquario. Curiosamente il significato di quest'ultimo in astrologia è quello dell'inserimento del singolo individuo in un sistema globale, un concetto che ben si sposa con l'iniziazione massonica.
Campeggia poi la statua di Federico Rosazza, a voler ancor di più rimarcare l'importanza di questa figura per tutta la comunità, basti pensare che in molti punti del borgo sono ben impresse sul terreno le sue iniziali F.R. Buttando poi l'occhio sui campanelli delle case del posto non si può non notare come il cognome Rosazza sia di gran lunga il più frequente. Poco lontano vi è anche la statua dedicata all'amico fraterno Mattei, che come ho specificato prima era la mente dietro a molte opere edificate in paese; sono inoltre presenti altre statue di figure che hanno contribuito allo sviluppo del luogo. Ora devo raccontare un fatto avvenuto proprio in prossimità della chiesa; ero al corrente della cosa più stupefacente che nascondeva al suo esterno ed ero determinato a vederla di persona, mi sono sentito come in un romanzo di Dan Brown nei panni di Robert Langdon, morivo dalla voglia di scoprire questo mistero ma non riuscivo a trovarlo. La chiesa nel periodo della mia visita era in fase di ristrutturazione e c'erano dei nastri arancioni tipici dei lavori in corso a sbarrare la strada. Con il mio amico eravamo lì a scervellarci su dove potesse essere ciò che stavamo cercando e ad un certo punto ci è venuta una illuminazione e abbiamo superato il nastro arancione che sembrava nascondere con un velo d'imbarazzo quello che i nostri occhi stavano per vedere.
Siamo rimasti letteralmente scioccati quando è apparsa davanti a noi la visione di una svastica sulla facciata di una chiesa. A tutti questo simbolo richiama il fanatismo nazista, ma la sua storia trascende i secoli e la si può ritrovare fin dall'età della pietra con il significato di fortuna, buon auspicio, ed è stata usata da molte civiltà in diversi momenti storici; in altre culture stava invece a rappresentare il sole. La possiamo trovare nelle tribù indiane, ma anche fra gli indiani d'america, i greci, i celti, i bizantini, i romani - in un altro mio articolo a testimonianza di ciò si possono osservare numerose svastiche in una domus romana. Quello che però lascia sbalorditi è ritrovarsela impressa in bella vista su una chiesa.
A fianco della svastica ritroviamo l'immancabile stella a 5 punte, il cosiddetto Pentacolo, che con il compasso e la squadra è forse l'emblema della Massoneria.
Lasciamo ora la misteriosa chiesa e proseguiamo addentrandoci nel cuore del paese, superiamo un ponte ed alla destra del torrente notiamo una torre guelfa che svetta su tutto il circondario, è il castello fatto edificare su volere del Rosazza e terminato nel 1899.
La cancellata ci appare in tutta la sua bellezza: un arco che ci conduce al castello con 3 valligiane posizionate alla sinistra, centro e alla destra di esso, appaiono come guardiani del maniero e indossano una corona di stelle a cinque punte sulla testa. E' un chiaro richiamo all'arco che si ritrova all'acceso del borgo di Volterra in Toscana.
Sulla splendida torre ho notato poi quella che sembrerebbe la raffigurazione di una capra, anch'esso simbolo esoterico che senza troppi giri di parole sta a raffigurare il diavolo; per i templari invece questa figura rappresenta il Dio Baphamet, un essere con testa da capra e corpo umano con un Pentagramma sulla fronte, questa parola vi ricorda qualcosa? Eh già, è anch'essa sinonimo di stella a 5 punte o pentacono, parola che oramai compare più e più volte in questo articolo. Rifacendoci ancora all'astrologia e ai segni zodiacali il Capricorno è visto come "porta degli Dei", anche qui un'iniziazione verso livelli più elevati di conoscenza. In tema con il contesto, non c'è che dire.
Ma il trionfo della stranezza e della genialità della coppia Maffei-Rosazza la ritroviamo sul cancelletto d'entrata della torre, quattro lance danno il senso di fortezza a tutta la struttura, e più in alto vi è incisa una frase che solo i due creatori potrebbero spiegare.
Non è tutto qui, perché per le vie del paese sono disseminate fontane dette "parlanti", ognuna di esse con lo scopo di comunicare un messaggio al visitatore, sia esso un simbolo o una frase; la più famosa delle quali recita: "era smarrita nel creato, or mi guida Rosazza Federico", come a sottolineare la figura di padre spirituale del borgo che ha contribuito a edificare. Sotto alla frase appare l'immancabile stella a cinque punte. Non deve meravigliare poi la scelta di accostamento dell'acqua con le frasi filosofiche, in quanto fin dai tempi antichi l'acqua veniva vista come un elemento di saggezza, perché non possedendo una forma predefinita si adatta a seconda del contenitore che la racchiude. Può anche essere letto in un senso metaforico: abbeverandosi a quella fontana si attinge il messaggio contenuto in essa. In un'altra fontana è presente una rosa, simbolo di Rosazza richiamato anche dal nome, e come accennato prima simbolo dell'ordine dei Rosacroce; nel passato inoltre la rosa per l'iconografia cristiana veniva associata alla coppa che raccolse il sangue di cristo, il Graal. Non ci stupiremmo se un giorno le ricerche portassero proprio in questa località per scoprire una delle reliquie più misteriose ed importanti al mondo.
Un altro mistero è rappresentato dalla notevole quantità di madonne nere che si possono ammirare camminando fra i vicoli montani di Rosazza. Questo argomento resta un'enigma per tutta la comunità di esperti che prova a dare un significato a questa rappresentazione, di per se una contraddizione all'accezione di una madre di Gesù che a rigore di logica dovrebbe essere rappresentata con un alone di luce, e non con il nero, colore delle tenebre. La zona poi vede la presenza massiccia di madonne nere, la cui più famosa si trova al santuario d'Oropa, e dato il territorio a prevalenza di carnagione bianca cade l'ipotesi per la quale la vergine Maria sia stata adattata ai caratteri somatici della popolazione autoctona, come può valere ad esempio per alcune madonne nere all'estero. Un'altra teoria è che il colorito scuro sia opera del calore delle candele che con lo scorrere del tempo abbiano annerito la pittura, ma in questi casi non siamo in una chiesa, bensì in mezzo a stradine e saliscendi, quindi la spiegazione può andar bene per sparuti casi ma non certo in questa circostanza. Un'altra affascinante ipotesi ci porta molto indietro nel tempo, al culto di Iside, Dea egizia della fertilità, nera perché associata alla notte e alla luna. Una teoria collegata ancor più incredibile vorrebbe Iside di carnagione scura perché Dea proveniente dal regno dei "faraoni neri", territorio in cui gli egizi si espansero a sud corrispondente all'attuale Sudan. Può sembrare strano ma soffermandosi a ragionare si evince che i romani hanno eretto molti templi in onore della Dea, nota a loro grazie all'enorme sviluppo dell'impero che andava a toccare appunto anche l'Egitto. Con lo scorrere del tempo si pensa che le rappresentazioni di Iside siano state "riadattate" al nuovo culto che si stava rapidamente espandendo: il Cristianesimo. Guarda caso - secondo alcune teorie - il Dio di Iside era detto "Dio Sole", e si dice sia nato proprio il 25 Dicembre come il Messia. Diverse rappresentazioni della Dea la ritraggono con in braccio proprio il figlio, in una posa parecchio simile a quella assunta dalle madonne nere. L'evoluzione nel corso dei secoli dunque potrebbe essere: Iside ed il figlio Horus, la madonna ed il bambino nero, la madonna ed il bambino bianco. Un altro elemento abbastanza sbalorditivo sulla vicenda ci porta a Soncino ed alla sua Rocca. Durante un lavoro di restauro su una delle torri, è stato notato sulla statua della madonna con bambino il simbolo egizio dell' Ankh (☥) scolpito sul polso della Vergine. Ad infittire il mistero ci si mette il simbolo della città di Soncino, un falco, cioè l'animale che nell'iconografia egizia veniva associato proprio alla Dea e che compare anche in molte chiese, ufficialmente sotto le sembianze di aquila, come richiamo a Giovanni, gli evangelisti, e l'Apocalisse.
Ora introdurrò una figura che fa da trait-d'union fra la teoria di Iside e la prossima. La "Grande Madre" è una divinità presente in molte culture sin dai tempi dell'Età della Pietra, rappresenta la fertilità e assume come caratteristica comune quella di essere una donna prosperosa, generosa come madre natura appunto. Il Cristianesimo per farsi strada all'epoca ha dovuto soppiantare i precedenti culti pagani e pre-cristiani, ed era uso modificare le figure preesistenti, anche per facilitare nella popolazione il "passaggio" fra un credo ed un altro. Da qui si fa strada la possibilità che i primi cristiani durante l'opera di sviluppo della nuova religione abbiano edificato le chiese nella posizione dei precedenti templi pagani. Iside rientrerebbe nella categoria delle grandi madri venerate dai popoli, come la Ishtar mesopotamica, la Gea greca, la Uni etrusca e la Giunone romana - solo per citarne alcune. Da esse molto probabilmente la linea temporale della storia continuò - ispirandosi a loro - con il culto della "Madonna con bambino". A Luca Evangelista invece, la storia attribuisce il merito delle prime icone, in particolare quella della "Vergine Odigitria", che potete apprezzare nella foto qui sopra. Successivamente venne il periodo della "lotta iconoclasta" , per l'intera Costantinopoli si scatenò la "caccia alle icone" ree di portare ignoranza e superstizione nel popolo, perso nel culto di un'immagine, seppur sacra. Proprio a causa di ciò iniziò l'esodo di queste icone bizantine dalla chiesa d'Oriente alla chiesa d'Occidente, sia con lo spostamento fisico di varie opere per trarle in salvo, sia con quello di molti artisti che cercavano la fuga dall'accusa di eresia. Dopo questa lunga - ma doverosa divagazione - ci siamo recati al parco comunale, credendo finalmente che in quel luogo avremmo trovato un po' di quiete per poter riordinare le idee scombussolate da tutto ciò che avevamo visto. Niente di più sbagliato, perché se si vuole un parchetto in cui rilassarsi bisogna rivolgersi altrove. Ci sentiamo alquanto osservati dalla statua di un orso, che guarda nella nostra direzione. Spostandoci però capiamo che il suo sguardo è rivolto altrove. Campeggia maestosa l'ennesima fontana, la quale però a differenza delle altre reca alla base una misteriosa sequela di simboli incisi su di essa. Il linguaggio è incomprensibile, la leggenda narra che sia la riproduzione di un'antica tavola ritrovata sulle sponde del vicino fiume. Non è ancora stato trovato il modo per decifrarla, probabilmente il Maffei e il Rosazza hanno fatto in modo che sia indecifrabile per chiunque, ma semmai qualcuno riuscisse a carpirne il segreto, avrebbe accesso agli innumerevoli misteri del luogo.
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