Il Paese Fantasma di Rovaiolo Vecchio
La storia di Rovaiolo Vecchio potrebbe essere quella di un film. Un borgo collinare incastonato tra la Liguria, l'Emilia Romagna e la Lombardia, poco lontano dal fiume Trebbia. Attualmente è una frazione del comune di Brallo di Pregola, nell'estremo sud della provincia di Pavia, poco prima dell'inizio degli Appennini. Fino al 1960 era un tranquillo paesino agricolo che contava circa 10 case, ma poi la prefettura diede l'ordine di sgombero in pochi giorni per il pericolo di frane, e gli abitanti dovettero abbandonare in fretta e furia le loro abitazioni e i loro averi per via dell'imminente sgombero. Vennero trasferiti a Rovaiolo Nuova, sull'altro lato della valle oltre il torrente Avagnone, uno degli affluenti del Trebbia. Ironia della sorte, nessuna frana colpì mai il paese di Rovaiolo Vecchio, mentre a Rovaiolo Nuovo cadde una frana pochi anni dopo, che per fortuna non fece danni a cose e persone. La prospettiva di questo luogo fantasma totalmente abbandonato ci ha affascinato, e siamo partiti alla sua ricerca.
Trovarlo non è semplicissimo, infatti ci siamo chiesti come potessero esser le condizioni di vita in questa comunità, totalmente isolata dal resto del mondo. Bisogna percorrere la Strada Provinciale 186 e superare gli abitati di Lama e di Rovaiolo Nuovo, fino a trovare sulla destra un cartello di stop in evidente stato di abbandono. Da lì parte una stradina in discesa, che ad una prima osservazione, sembra ben tenuta, ma che poi si fa sempre più accidentata. Consigliamo ai visitatori di parcheggiare la macchina prima della stradina, altrimenti la risalita potrebbe risultare molto complicata. Percorrendola giungiamo sino ad un piccolo ponte sul torrente Avagnone, che ci porta sull'altro sentiero che sale verso Rovaiolo Vecchia, piuttosto dissestato e dove si notano i cingoli dei trattori, unici mezzi a motore che possono permettersi di percorrere questi tratti. Saliamo dunque per una ventina di minuti, incontrando ai lati qualche campo coltivato, unico segnale di vita nell'intera zona. Durante la salita notiamo che in alcuni punti sulle colline di questa valle il fenomeno dell'erosione è particolarmente visibile, segno della friabilità della roccia che ha indotto le autorità a prendere la decisione circa l'abbandono totale. Ad un certo punto la strada si fa più dolce, è il segnale che stiamo per incontrare le prime costruzioni.
Subito sulla destra ci accoglie quello che potrebbe sembrare un fienile, la scritta è inequivocabile: "Benvenuti nel paese fantasma".
Se l'accoglienza è dunque benevola, lo stesso non possiamo dire dell'atmosfera, alquanto spettrale. Sarà che abbiamo voluto raggiungere il borgo all'ora di pranzo, per evitare di trovare altri visitatori, ma il silenzio era pressoché totale e non c'era nessuna presenza umana oltre a noi. Le case un tempo dovevano essere splendide, tutte in pietra e legno, graziose baite di montagna, che ora sono mezze crollate ed avvolte dalla vegetazione. E' presente anche una fontanella ed un lavatoio, tuttora funzionante, e alcuni lampioni, probabilmente installati per ragioni di sicurezza, non penso che siano originari dell'epoca in cui qui ci abitava qualcuno.
Notiamo anche i classici segni rossi e bianchi che indicano i sentieri, difatti proseguendo oltre si può arrivare sino al monte Lesina. La prima casa che incontriamo di fronte a noi riserva subito una sorpresa. La porta non c'è più, e non è più nemmeno presente la scalinata d'accesso; salendo su un paio di pietre improvvisate però, si può ammirare una splendida o triste visione, a seconda dei punti di vista. Appare davanti a noi quella che una cinquantina d'anni fa doveva essere una cucina, sono presenti ancora sedie, tavoli e alcuni mobili, mentre altri probabilmente sono stati saccheggiati o vandalizzati.
Sulla destra, più in alto, notiamo una costruzione su due piani diversa dal resto del borgo, in quanto ben tenuta. Sebbene non ci sia stato alcun segno di vita in quel momento, probabilmente l'abitazione viene utilizzata di tanto in tanto come seconda casa, anche perché la porta è ben chiusa a chiave, anzi, sull'entrata secondaria la porta è sbarrata da un tavolo posto in verticale e da un tavolino.
La cosa ci ha inquietato parecchio, sembrava di stare in quei film dell'orrore in cui i proprietari si barricano in casa mettendo tutto quello che trovano davanti all'entrata per far si che gli zombi non riescano a penetrare all'interno! Più verosimilmente la cosa ha lo scopo di tenere lontani animali selvatici e ladri/teppisti, che consapevolmente o inconsapevolmente vedendo il circondario, pensano che sia anch'essa abbandonata, dimenticandosi del concetto di proprietà privata. Tornando al "centro" del paese, sulla sinistra si trova una delle case più stupefacenti dell'intero complesso. E' una delle meglio conservate, infatti non ci stupiremmo se qui qualcuno sia tornato a vivere anche dopo gli anni '60, almeno fino agli anni '80 e '90 diciamo. Dopo un breve corridoio sulla destra troviamo una cucina, con ancora tavoli, sedie, una mensola sulla sinistra; la cosa da notare è che nei cassetti e sparse per la stanza ci sono ancora presenti le stoviglie e suppellettili vari.
Continuando troviamo due camere, una con un letto matrimoniale ed oggetti sparsi ovunque, ed un'altra con un armadio e letto singolo. Vandali e ladri hanno avuto il buon cuore di lasciare qualcosa all'interno di questa abitazione, che seppur in totale stato di abbandono da decenni, è una delle meglio mantenute di tutto il paesino, raccontando uno spaccato di vita contadina nell'Italia degli anni '60, come se il tempo qui si fosse improvvisamente fermato a quell'epoca, una specie di museo a cielo aperto.
Proseguendo in direzione della prossima casa, notiamo una grossa crepa sul muro, come se un terremoto avesse letteralmente diviso a metà la costruzione.
Affacciandoci all'interno eravamo pronti a qualsiasi visione, ma siamo rimasti comunque shockati vedendo metà pavimento crollato, ed al di là di esso due camere da letto che sembravano pressoché intatte, del resto nessuna persona sana di mente avrebbe tentato di superare quella voragine per visitarle.
Sulla porzione di pavimento ancora (per poco) rimasta, molto suggestive sono le bottiglie impolverate, che sembrano quasi in attesa che il loro destino di finire di sotto si compia.
In un'altra casa poco lontano, grazie ad una parete crollata, possiamo ammirare la visione di un grosso forno in pietra, in discrete condizioni. La comunità seppur parecchio isolata, era autonoma, potendo contare appunto sull'agricoltura e su questo forno per nutrirsi, anche in caso d'isolamento momentaneo del paese per cause naturali.
Dall'altro lato del paese notiamo un edificio di tre piani, con all'interno ampi locali, forse una scuola? Il comune? Difficile dirlo.
Ci sarebbe ancora parecchio da visitare, ma le condizioni di sicurezza non lo consentono, decidiamo quindi di lasciare questo paese al suo abbandono, riflettendo sul fatto che sia troppo tardi per un'opera di riqualificazione, cosa che era stata pensata negli anni, magari per farci un rifugio per artisti o a testimonianza della vita dell'epoca. A chi vuole visitare questo paese raccomandiamo buon senso per evitare situazioni di pericolo, rispetto per chi qui ci ha vissuto, ovviamente di non rubare nulla o rompere cose solo per il gusto di farlo. Tutto sta crollando, portando con se mobili, storie, ritratti di un pezzo d'Italia che non c'è più.
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