Il Castello Medievale di Fénis


Pensando a un tipico castello medievale, uno dei primi esempi che ci possono venire in mente è senz’altro quello di Fénis. Si trova in una delle terre per antonomasia quando si parla di castelli, la Valle D’Aosta, ma a differenza di altri suoi simili, non lo vediamo arroccato sul cucuzzolo della montagna, bensì nel bel mezzo dell’abitato di Fénis, privo di difese naturali.

Questo perché non aveva scopo bellico o di protezione ma quello di residenza della famiglia Challand, solo un dolce pendio circondato da prati lo eleva leggermente dalle costruzioni circostanti. La cosa non deve trarre in inganno visto che il castello è stato dotato di ogni genere di difesa: una doppia cinta di mura merlata con torrette di guardia e camminamenti di ronda sconsigliano ancor oggi a un possibile assaltatore di effettuare una sortita di soppiatto. Una delle sue peculiarità sono le innumerevoli e suggestive torri, molto varie e diverse l’una dall’altra, le principali sono due, una a sud e una a ovest, mentre il nucleo interno abitativo è a pianta pentagonale.

Nulla si sapeva di questo maniero fino a quando non fu menzionato in un documento del 1242, in cui viene citata la proprietà della famiglia Challand, ma come spesso avviene per fortezze come questa, nel corso degli anni ha subito notevoli modifiche e aggiunte alla propria struttura originaria, sino a diventare quello che vediamo ai giorni nostri. Conobbe anche un periodo di declino, quando nel XVIII secolo il castello a causa d'ingenti debiti ascrivibili ad alcuni eredi della famiglia Challand, passò di mano in mano, fino a diventare un luogo abbandonato, usato perlopiù come fienile, deposito di mezzi agricoli e tetto per animali. La cosa l’ho potuta riscontrare nel corso della visita - sapientemente argomentata dalla guida - la quale ci ha ben spiegato che gli ambienti erano stati tutti ricreati portando mobili da altre strutture dell’epoca, in quanto all'inizio delle opere di riqualificazione le stanze apparivano quasi totalmente spoglie per il motivo che l’arredo originario non era più presente, tutto svenduto da tempo nel tentativo di ripagare gli ingenti debiti contratti! La rinascita avvenne ai primi del Novecento, quando grazie all’architetto D’Andrade e successivamente al duo De Vecchi-Misturino, il maniero venne salvato dal declino e restaurato in ogni sua parte. Attualmente è proprietà della regione Valle d’Aosta e accessibile tramite visita guidata, cosa che ho prontamente fatto in compagnia di alcuni amici, ora vi racconterò com'è andata. La visita parte al pianterreno con la sala d’armi, ampio salone in cui al centro è stato posto un plastico del castello, mentre nella parete in fondo notiamo subito un grosso camino, che ritroveremo in altre sale come tratto distintivo del maniero. Il primo mistero è dovuto al fatto che qui si trovava il trabocchetto, un’opera difensiva d'epoca medievale, consistente in un pavimento mobile posto all’ingresso di porte e torri che cedeva sotto ai piedi del malcapitato assalitore del forte. In questo caso si precipitava in un pozzo con un fondo di lame, una macabra condanna a morte. Proseguendo troviamo la sala da pranzo e la cucina, con in particolare un enorme camino considerato uno fra i più grandi d'Europa. La guida ci ha spiegato come data la sua maestosità, esso veniva usato anche come riscaldamento per i piani superiori e per l'affumicatura dei cibi. Al primo piano è possibile ammirare le stanze da letto dei nobili Challant, e una lunga sala rettangolare con le funzioni di cappella privata. Proprio questa stanza è meritevole di una dettagliata analisi, in quanto custodisce al suo interno affreschi quattrocenteschi, realizzati in stile gotico internazionale dalla scuola del maestro Jaquerio, anche se la certezza che lui in persona abbia partecipato alle opere non vi sarà mai. Di notevole rilievo sulla parete di fondo è posto il dipinto della "Madonna della Misericordia" al centro della scena adorata dai fedeli, divisi da una parte in laici e dall’altra in religiosi, fra cui si può scorgere la figura del Papa, dell’Imperatore e di alcuni membri della famiglia Challand. Sull’altro lato della parete invece è rappresentata la scena della crocifissione. Ai lati della stanza da una parte possiamo ammirare due file di santi e apostoli sapientemente affrescati, il particolare però che ci è subito balzato all’occhio riguarda la figura presente sopra al santo in alto sulla destra. Rappresenta una donna, o almeno la parte superiore di essa, con una croce sul collo e un’aureola sulla testa, che sta per essere letteralmente inghiottita da quello che sembra avere le sembianze di un drago o comunque una figura mostruosa. Abbiamo chiesto delucidazioni alla guida la quale ha candidamente ammesso che il significato dell’opera rimane un mistero, in quanto si sta ancora studiando chi potesse essere la donna, cosa rappresentasse quel mostro e perché inserirlo in quel contesto sopra a dei santi.

A questo punto la visita si sposta nel cortile interno per rivelare una visione mozzafiato. Basta infatti affacciarsi sulla balconata in legno e scendere la bellissima scalinata semicircolare per trovarsi dinnanzi l’affresco di San Giorgio che uccide il drago, simbolo della lotta del bene contro il male. Curiosamente questo santo nell’iconografia popolare è molto famoso, dipinti di questo tipo sono presenti in varie zone d’Italia e viene venerato in più di 100 paesi come patrono. Come se non bastasse ciò che ho detto prima, più di 20 comuni portano il suo nome.


Sopra di esso per tutto il perimetro si succedono figure di saggi e profeti di varie etnie, ognuno tiene nella mani delle pergamene con proverbi e aforismi scritti in francese antico.

Dall’altro lato del cortile invece troviamo delle scene dell’Annunciazione e San Cristoforo, posto non a caso verso l’uscita data la sua nomea di protettore dei viandanti, quasi ad augurare un buon ritorno a casa al visitatore. Il colorito blu della pelle francamente mi trova impreparato.


Fin qui la visita, restano le curiosità e altri misteri. Da citare la parte avuta dal maniero in un noto film di Paolo Villaggio degli anni ‘80, “Fracchia contro Dracula”, in cui è possibile riconoscere in molte inquadrature gli esterni del castello, mentre le scene al coperto sono state girate in studio. Inoltre il maniero appare nella serie televisiva “La Freccia Nera” del 2006.


Ogni castello che si rispetti inoltre ha le sue storie di fantasmi, in questo caso il protagonista è un bambino che terrorizzerebbe i turisti spostando oggetti e facendo strani rumori. La sua fu una fine tragica, come spesso accade nel caso di questi spiriti che vagano senza pace. Si narra che il povero bimbo venne ucciso dalla matrigna. La donna - sposata in seconde nozze con uno dei nobili del castello - per garantire l’eredità al figlio naturale si liberò del figliastro, la cui salma sarebbe ancora presente nascosta in qualche parte della fortezza. Abbiamo dunque un castello medievale colmo di torri e camini con un pozzo pieno di lame, degli enigmatici affreschi in una cappella, e la strana coppia Dracula - fantasma che si aggirerebbero fra le stanze della struttura. Ci sono tutti gli elementi per cerchiare con il pennarello rosso questo luogo nella mappa dei misteri del Nord-Ovest italiano. 







BIBLIOGRAFIA e APPROFONDIMENTI:



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