UFO - Il Caso Zanfretta
Lo scorso anno mentre navigavamo nei meandri del web, ci siamo imbattuti in un articolo di una pagina Facebook "goliardica" che dava la notizia di un convegno ufologico che si sarebbe tenuto nella provincia di Milano da lì a poco. Il timbro dell'articolo era quello irriverente di chi non prende nulla sul serio, ma non mi sarei aspettato nulla di più da chi aveva magari la testa occupata a pensare al cocktail che avrebbe bevuto poche ore dopo. La cosa però è servita a noi per partecipare a questo evento, con un approccio possibilista. Per essere più chiari, non pensiamo che gli alieni esistano sicuramente, ma dall'altro lato non escludiamo che esistano. Insomma lo riteniamo un mistero. Mi sono sempre piaciuti degli aforismi sul tema del tipo: "la prova dell’esistenza di una vita intelligente da qualche parte nell’universo ci è data dal fatto che nessuno ha mai cercato di contattarci" oppure "esistono due possibilità: o siamo soli nell’universo o non lo siamo. Entrambe sono ugualmente terrificanti" o ancora un approccio di questo tipo: "forse gli alieni esistono e ci osservano da millenni come fa un etologo che non vuole disturbare gli animali che studia". Peccato che ogni tanto questi animali - che saremmo noi in quanto genere umano - vengano "disturbati" da queste entità extraterresti, e capita che abbiano voglia di raccontarlo al mondo. In un modo però che a noi piace parecchio, cioè disinteressato, del tipo, "se mi credete bene, altrimenti non fa nulla, la mia vita continua". Con queste doverose premesse ci siamo presentati a questo convegno, e l'inizio non è stato dei più incoraggianti. Appena varcata la soglia dell'auditorium siamo stati avvicinati da un individuo - presumo terrestre - che ci ha consegnato un volantino su cui vi erano scritte previsioni apocalittiche sugli anni a venire. Io, da sempre fedele alle profezie di Nostradamus, ho appallottolato il foglio indirizzandolo verso il primo cestino disponibile, facendo centro. Il momento che più di altri aspettavamo era finalmente arrivato: di fronte a noi sedeva Pier Fortunato Zanfretta, giunto dalla provincia di Genova per raccontare la sua incredibile storia, cominciata nel Dicembre del 1978, quando svolgendo come ogni notte il lavoro di guardia giurata, fece un incontro che gli sconvolse la vita.
Stava effettuando il solito giro di routine, nelle colline vicino a Torriglia, quando ad un certo punto fermandosi nei pressi di una villa, scese dalla vettura tenendo luci e motore acceso, per il normale controllo di tutti i giorni. Ad un tratto vide 4 luci muoversi dinnanzi a se, ritornò verso la macchina e avvisò la centrale operativa di mandare qualcuno, pensando che nel buio quei bagliori potessero appartenere a dei ladri. Si spensero tutte le luci della vallata, il motore della macchina si fermò improvvisamente, Zanfretta avanzò impugnando la sua pistola d'ordinanza, ma non riuscì ad avvistare nessuno. All'improvviso un'onda d'urto lo spinse da dietro fino a farlo finire in un campo. Riaprendo gli occhi la prima immagine di fronte a lui furono due enormi piedi, salendo con lo sguardo arrivò poi al volto della creatura che aveva dinnanzi a lui, niente di ciò che aveva già provato a vedere in vita sua. A quel punto perse conoscenza. In effetti poi, in quello stesso campo, furono trovati dagli inquirenti delle grosse impronte, insieme a degli strani segni sul terreno, come se qualcosa fosse atterrato in quel posto. Riaprendo gli occhi si ritrovò disteso su un letto d'acciaio, chissà dove, probabilmente su una navicella, legato ed impossibilitato a muoversi. Un macchinario sceso dal soffitto lo bucò in vari punti del corpo, erano iniziate delle sperimentazioni su di lui. A chi gli chiede giornalmente come fossero quegli strani esseri, lui li descrive così: alti 3 metri, con delle squame, di colore verde, otto dita con ventose, un simbolo a forma di rombo sul petto, la testa enorme di colore giallo con delle vene rosse ben in vista sul capo, occhi triangolari gialli, due buchi al posto del naso. Ci sono testimonianze che affermano di aver visto un disco volante nel cielo proprio quel giorno, personalità quali il sindaco e il parroco, in tutto circa 50 persone. Tornando alla sua storia, Pier Fortunato si ritrovò circa due ore dopo da solo, spaventato, corse verso la macchina e nel mentre vide un disco volante scomparire nel cielo alle sue spalle. Raggiunse la radio ed in preda al terrore comunicò con i suoi superiori: "non sono umani, non sono umani". Poco dopo arrivarono due colleghi in suo soccorso che lo portarono in centrale operativa per riferire sull'accaduto.
L'indomani fece un sopralluogo con i carabinieri, che successivamente in un loro rapporto considerarono il racconto di Zanfretta attendibile. Seguirono molti incontri con quegli esseri, in tutto 11, confermati anche da varie sedute d'ipnosi regressiva a cui si è sottoposto. Oltre a questo la società per cui lavorava l'ha sottoposto a perizia psichiatrica, il risultato è stato dichiararlo persona capace d'intendere e di volere. Due volte al mese deve recarsi su un monte, in un punto imprecisato entra in quella che sembra una grotta, segue un corridoio di circa dodici metri per due, arriva in una stanza in cui c'è una pietra enorme con una scatola, protetta da 16 luci blu, appena entra la stanza si richiude. Mettendo la mano la scatola si apre e dentro si trova una sfera di vetro appoggiata con una piramide d'oro dentro, il cosiddetto tetraedo, che gira in tutti sensi con scariche elettriche, e un liquido che diventa sempre più chiaro. Indietreggiando si chiude, il tutto dura 2 o 3 ore, Pier Fortunato pensa che tutto ciò serve a scaricare dei dati del "vissuto" della sua vita da mandare a quegli strani esseri. Lui stesso capisce che deve recarsi in quel luogo quando sente un sibilo provenire da un punto fra collo e capo, poi il tutto si svolge come per inerzia. Se si rifiuta di recarsi in quel luogo prova un grande dolore provenire da quello stesso punto. A chi gli domanda perché non mostra questa scatola al mondo, risponde che gli è stato imposto di tenerla nascosta e di non farla vedere a nessuno. Nell'1987 preso dallo sconforto Zanfretta provò a prendere la scatola e portarla all'esterno, ma una scossa lo colpì senza tuttavia fargli del male, capì però il messaggio. Nel mezzo del racconto ci sono degli aneddoti, uno di questi vede protagonista l'ufologo Hynek, cui i presunti alieni volevano consegnare la scatola con Zanfretta a fare da tramite. L'ufologo però non credette alla vicenda e morì pochi anni dopo. In un altro episodio una lepre riuscì ad introdursi nella grotta, ma venne fulminata all'istante da un raggio che la cristallizzò. Zanfretta consegnò i resti del povero animale ad un rappresentante di un altro studioso americano, ma quando qualche tempo dopo provò a rimettersi in contatto con lui il soggetto risultò sparito nel nulla. Ha persino scherzato sul suo nome, dicendo di non sentirsi poi così fortunato dopo quell'incontro con quei "mostri". L'opinione pubblica è divisa, la sua vita a suo dire distrutta. E' stato uno dei casi ufologici più importanti in Italia, di abduction, incontri ravvicinati del terzo e quarto tipo, noi ve lo raccontiamo così come lo abbiamo sentito di persona quel giorno, concludendo con una riflessione: al di là del fatto che si possa o non possa credere a questa storia, Zanfretta appare ai nostri occhi come un uomo che vorrebbe non aver mai vissuto tutto questo.
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