I Misteri di Milano 1^ parte
Scheletri e draghi sputafuoco fra il Duomo e San Bernardino alle ossa
Quando
pensiamo alla città di Milano ci può venire in mente il Duomo,
persone che camminano frenetiche in centro, il traffico, gli happy
hour a Brera, il jogging attorno al castello Sforzesco e mille altre
cose. Facciamo fatica però - forse a causa della sua frenesia
e al fatto che non si ferma mai - a vederla sotto il punto
di vista dei misteri celati fra le sue caotiche vie. E' come
una camera apparentemente in ordine ma che se si solleva il
tappeto esce fuori di tutto.
A proposito di duomo che ho citato poc'anzi, il nostro tour, virtuale o reale che sia, potrebbe partire direttamente da lì. Dobbiamo volgere lo sguardo sul portone principale, in basso sulla destra, per scoprire la figura di un drago. Ebbene si, comprendo che la cosa appaia assai strana, siamo in centro a Milano, nel principale "monumento" e luogo religioso della città e ci aspetteremmo ben altre rappresentazioni, eppure l'immagine dà poco adito a fraintendimenti. Dato per assodato che la figura rappresenti un drago, proviamo ora a capire il perché si trovi lì e cosa possa significare. Siamo ovviamente nel campo delle ipotesi, ma si narra che all'inizio dello scorso millennio un drago sputa-fuoco imperversasse in lungo e in largo nella pianura padana: il suo nome era Tarantasio, che fra l'altro presta il nome ad una frazione di Cassano d'Adda, Taranta appunto, coincidenza? Non credo. Le leggende ci dicono poi che a quel tempo in Lombardia si estendeva dal Serio all'Adda il lago Gerundo, luogo ideale per le scorribande del nostro drago, che amava fare strage di tutto ciò che gli capitava a tiro, umani compresi. Finché un bel giorno un eroe sconfisse il drago, era il capostipite della dinastia dei Visconti che da li a poco avrebbero governato Milano, indovinate qual'è il simbolo dei Visconti? Indovinate qual'è lo stemma di Milano?
Un
drago che si mangia un umano, il cosiddetto "biscione".
Ovviamente non è l'unica leggenda sulla nascita di questo mitico
simbolo, ma mi piace pensare che la storia con un fondo di
verità sia proprio questa, nell'immagine possiamo vederne un
esempio sulla facciata del palazzo arcivescovile, proprio in piazza
Duomo.
Restando
nella cattedrale milanese, volgendo il nostro sguardo un po' più
su, non possiamo non notare i cosiddetti "Gargoyle".
Sculture in marmo dalla forma di serpenti, draghi, demoni, mostri che
sembrano voler volare staccandosi dalla struttura che li
sostiene. La loro presenza è nota sia in Italia che all'estero in
numerose chiese, fra cui i più famosi si possono ammirare a
Notre-Dame de Paris. Il duomo ne conta più di 90 e la loro funzione
pratica è spesso quella di grondaie e canali di scolo; a noi
interessa però cercare di capire cosa i nostri avi volevano
provare a dirci mettendo queste figure dove non ci aspetteremmo
certo di trovarle. Mischiare il sacro e il profano, come in una
dicotomia fra il bene - presente all'interno delle chiese - che
riesce a tenere all'esterno il male, rappresentato appunto dai
Gargoyle. Un'altra spiegazione sarebbe legata ad una credenza
popolare che voleva questi mostri ultimo baluardo contro gli
invasori in caso di eventi bellici. Tornando però ai
Gargoyle nostrani del duomo ci viene in aiuto una leggenda che merita
di essere narrata. Siamo nel Trecento e il protagonista è
niente di meno che il Duca di Milano, Gian Galeazzo Visconti, a cui
in una notte di luna piena apparve in sonno il diavolo in persona che
lo sottopose ad un'ardua scelta ricattatoria. Si sarebbe preso la sua
anima se il nobile non avesse eretto una grande cattedrale piena di
simboli demoniaci. Indovinate quale fu la sua scelta? Non ebbe però
il tempo di poter ammirare l'opera sorta dal proprio sogno
poiché morì qualche anno prima del termine dei lavori.
Poco
lontano dal drago Tarantasio vive il fantasma di una bambina, che la
leggenda vuole risvegliarsi e trascinare in una danza sfrenata
numerosi altri scheletri la notte di Halloween. Per scoprire la sua
storia basta recarsi alla chiesa di San Bernardino alle Ossa,
percorrere il corridoio che si trova sulla destra appena dopo
l’entrata e trovarsi circondati da centinaia di teschi, scheletri e
ossa varie su tutti e quattro i lati.
Probabilmente
i resti della bimba furono sepolti qui dal vicino ospedale di Brolo,
dato che il cimitero preposto al compito non bastò più per ospitare
le salme dei defunti. Sembrerebbe solo una leggenda quella che
attribuisce i caduti al periodo eretico che traeva nome dal prete
Ario e che scosse la chiesa nel 320. Quando poi nel corso dei secoli
l’ospedale chiuse e diversi cimiteri della zona vennero soppressi,
si pensò di traslare le spoglie dei defunti proprio in questo
ossario, trasformandolo nella macabra visione che possiamo ammirare
ancor oggi. Il compito fu magistralmente svolto nel XVII secolo dalla
confraternita dei Disciplini che letteralmente decorarono la cappella
con le ossa a disposizione, formando varie figure geometriche e
religiose. Impressionanti in particolare le numerose croci formate da
teschi, oppure la riproposizione in ossa della lettera M che dovrebbe
stare per Maria, o ancora il simbolo “pericolo di morte” formato
da un teschio e tibie incrociate. Una “danza macabra”
tridimensionale, e non affrescata come è solito trovare da altre
parti.
Colpisce
l’occhio anche una statua di santa Maria Addolorata inginocchiata a
lutto presso Gesù morente, dove a stupire non è il camice bianco,
bensì il mantello nero che indossa, nel contesto non passa di certo
inosservato. Un’ultima curiosità: nel Settecento il Re di Portogallo
Giovanni V nel corso della sua visita a Milano rimase impressionato
da questa cappella e decise di replicarla fedelmente nei pressi di
Lisbona, nacque così la sua gemella, la Capela dos Ossos.
I misteri di Milano 2^ parte
Streghe fra le basiliche di Sant'Eustorgio e Sant'Ambrogio
BIBLIOGRAFIA E APPROFONDIMENTI:
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