I Massi Erratici del Lago Maggiore


Pensate a chi ha vissuto sulla terra molto prima di noi. Si ritrovarono degli enormi massi nel bel mezzo della pianura isolati dal contesto circostante, senza poter riuscire a fornire una spiegazione plausibile del motivo per cui si trovino proprio in quel posto. Poi la geologia come del resto il progresso tecnologico, la scienza, e l'evoluzione dell'uomo in generale ha fatto passi da gigante, ed oggi sappiamo che questi enormi massi - denominati come "erratici" proprio perché non si sapeva da dove provenissero - sono il frutto delle antiche glaciazioni, rocce staccatesi dalle Alpi e trasportate a fondovalle dai ghiacciai, che poi una volta ritirati quest'ultimi, sono rimaste come antica testimonianza di un passato gelido. Attenzione, si parla di ere geologiche, e seppur su tempistiche che per una vita umana sono irrilevanti, è probabile che questi tempi torneranno, e i nostri eredi in futuro fra molte generazioni potrebbero rivivere un'era glaciale. Fin qui la spiegazione scientifica, ma gli antichi abitanti di questi territori non potevano sapere tutto ciò, per cui attribuirono a questi enormi massi poteri magici, facendone dei veri e propri luoghi di culto o addirittura altari sacrificali. Siamo stati sulla sponda lombarda del lago Maggiore, terra che pullula di queste rocce, per raccontarvi tramite esperienza diretta le più significative. Siamo partiti dall'abitato di Sesto Calende, proprio all'inizio del lago, per imbatterci nel "Sass de Preja Buia" traduzione di pietra scura, situato poco fuori dal paese dove dopo le campagne la natura lascia spazio ad un fitto bosco. 

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Camminando per circa 500 metri dall'inizio della vegetazione ci imbattiamo subito nell'enorme masso, tecnicamente una roccia serpentino di colore tendente al verde. In questo luogo si è sparsa la voce che se si usa una bussola, la stessa non funziona correttamente, segnando il nord in maniera errata. Alla roccia quindi sono stati attribuiti elevati poteri magnetici, cosa che non abbiamo avuto modo di verificare non avendo una bussola seria a spasso con noi, se qualcuno vorrà constatare personalmente il fatto ci faccia sapere. Non è tutto, perché proprio in questo territorio in passato si è sviluppata la cosiddetta "civiltà di Golasecca", parliamo di un popolo celtico di stanza in queste zone fra il IX – IV secolo A.C. e che ha lasciato "tracce" di legami con il misterioso masso. Probabilmente questa popolazione, o addirittura una ancor più antica, usò la pietra come altare sacrificale o per riti pagani, ciò si deduce dal fatto che sul masso sono visibili delle incisioni rupestri, alcune delle quali delle coppelle, in breve dei piccoli cerchi scavati nella roccia, che forse potevano stare a significare simbolicamente il sole e la luna. Alcuni di questi riti potrebbero essere legati alla fertilità, in quanto le tradizioni pagane volevano le donne venire nei pressi di questi enormi massi per chiedere agli Dei la grazia di poter avere un bambino, oppure di proteggere il nascituro che portavano in grembo. Queste tradizioni in alcuni casi si sono poi trasmesse al Cristianesimo, basti pensare che in una chiesa del Salento, ancor oggi, ogni Lunedì dell'Angelo molte donne passano all'interno di una misteriosa grande roccia bucata al centro, come rito propiziatorio e ben augurante in termini di fertilità. Questo fatto si collega ad una leggenda che aleggia sulla Preja Buia. Racconta che un pescatore di Sesto Calende si era innamorato della Dea Venere e per questo il supremo Dio Giove per vendicare il marito Vulcano, lo aveva trasformato in un drago. Un giorno Venere fece visita all'amante e sotto preda dell'ira per averlo trovato in quelle condizioni, lo incitò a incendiare l’intero paese di Sesto Calende come ritorsione, e lui obbedì. Presto le fiamme avvolsero l'intero abitato, fino ad arrivare alla casa del pescatore, carbonizzando in un istante la moglie ed i figli dello stesso. I corpi nei giorni seguenti vennero trovati con la madre protesa sui figli in un estremo tentativo di protezione, come ad avvolgerli per fare da scudo alle fiamme. Si dice che la posizione ricordi la sagoma del grande masso erratico, che da quel momento è diventato il simbolo della maternità. Del drago non si seppe più nulla, ma una zona di Sesto Calende è denominata ancor oggi "fossa del drago", forse un indizio del suo ultimo nascondiglio. 

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Ci spostiamo ora più a nord per trovare il prossimo masso. Questa volta il suo habitat non è il bosco, bensì direttamente le acque del lago. Nel paese di Ranco si trova il sasso Cavallazzo, o Cavallaccio, denominato così perché la sagoma nella sua sommità ricorda quella di un cavallo. Si raggiunge tramite un ampio sentiero in bici o a piedi, fino ad arrivare a delle caratteristiche spiaggette sul lago Maggiore caratterizzate dalla presenza dell'imponente megalite, che riaffiora poderoso dalle acque anche in caso di massima piena. Anch'esso è di roccia serpentina, di 5 metri di circonferenza e circa 8 di altezza, inclinato più di 30 gradi, non si rovescia in quanto la sua base è conficcata sul fondale lacustre e quindi rimane in perfetto equilibrio su se stesso. 

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Particolarità del masso è il fatto che alla sua base dal lato del lago è presente la cosiddetta "marmitta dei giganti", un fenomeno erosivo dovuto al continuo incedere dell'acqua che in quel punto scorre in maniera vorticosa portando con se detriti che scontrandosi continuamente contro il masso hanno contribuito a formare un'incavatura cilindrica. 

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Poco lontano da qui un'altra roccia, questa volta una grotta per la precisione, custodisce il suo carico di leggende e suggestioni. E' il famoso antro di Mitra ad Angera, sullo sperone di roccia sottostante all'omonima roccia, per scoprirne di più invitiamo chi non l'avesse ancora fatto a leggere l'articolo sul sito postato tempo fa. Per concludere il nostro particolare viaggio dobbiamo salire ancora più a nord, poco dopo Laveno Mombello. Percorrete la galleria e lasciate la macchina o nel parcheggio all'interno del tunnel, o in quello appena dopo la fine della galleria sulla sinistra. A quel punto avventuratevi nel sentiero inizialmente asfaltato che un tempo era la strada vecchia, consigliandovi di stare il più possibile sulla destra, perché la parete rocciosa alla vostra sinistra è si stupenda da ammirare ma potrebbe anche di tanto in tanto vedere la caduta di qualche masso, si spera di piccole dimensioni! Percorsi circa 200 metri potete ammirare più in basso delle splendide calette rocciose con acqua cristallina, mentre dinnanzi a voi a circa dieci metri dalla suddette spiaggette si erge il cosiddetto "sasso galletto", megalite maestoso che si eleva - questa volta senza pendenze rispetto a quello che abbiamo visto prima – per parecchi metri sopra alla superficie del lago, creando uno scenario particolarmente suggestivo alla vista. 

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Fossimo in mare si potrebbe parlare di un faraglione creato dall'azione erosiva del moto ondoso, uno scoglio a pochi metri dalla riva, ma trattandosi di lago il dubbio fra faraglione o masso erratico potrebbe anche venire. Un nostro lettore subacqueo che è solito fare immersioni nella zona, ci ha confermato che dovrebbe trattarsi di un grosso faraglione di circa 50 metri, e che attorno ai 20 metri di profondità addirittura vi è una specie di grosso foro che attraversa il masso da parte a parte. Qualunque cosa sia restiamo con il dubbio, lasciamo il mistero nei fondali lacustri e vi invitiamo ad ammirare questi splendidi sassi un po' cresciuti con il nostro itinerario proposto, che d'Estate diventa anche una bellissima occasione per poter prendere il sole e fare un bagno rinfrescante...vista massi!



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