Bobbio, così piccola, così piena di misteri


Bobbio è un borgo di origine romana situato in val Trebbia che si sviluppò con l'arrivo nel 614 del monaco irlandese Colombano - poi divenuto santo - il quale partendo dalla costruzione della nuova chiesa, con un tocco anche leggendario (in quanto si narrava riuscisse a sollevare grossi tronchi come fossero fuselli) diede impulso allo sviluppo del paese. L'abitato è situato nella provincia di Piacenza e fa parte dell'Emilia Romagna, ma risulta da sempre terra di passaggio vista la vicinanza con le regioni Liguria, Lombardia e Piemonte. Una visita è quasi obbligatoria per ogni appassionato di mistero, perché a nostro avviso se la gioca con Rosazza come numero di enigmi racchiusi in una location così ristretta. Consiglio a chiunque voglia visitarla di accoppiare ad essa anche la visita al non lontano "paese fantasma" abbandonato di Rovaiolo Vecchio, trattato da noi in un precedente articolo. Appena giunti in paese spicca su tutto il favoloso ponte romano che attraversa il fiume Trebbia e prende diversi nomi, quali ponte Gobbo, ponte del Diavolo, ponte Vecchio.


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Lungo quasi 300 metri, ha un profilo irregolare con dei caratteristici saliscendi, è composto da 11 archi e collega le due sponde del turchese Trebbia. Ritorniamo ai vari nomi con cui il ponte è famoso: ponte del Diavolo si ricollega ai diversi ponti sparsi per l'Italia e alle relative leggende che riguardano il demonio, vi ricordate la storia del ponte coperto di Pavia raccontata sulla pagina Facebook? Questa è simile, come tante altre. Una parte della storia è addirittura identica, anche qui con protagonisti il Diavolo e un santo, in questo caso San Colombano, il quale venne contattato dal signore degli inferi che gli promise la costruzione in una notte di un ponte in cambio dell'anima della prima creatura che lo avrebbe attraversato. Abbiamo detto dei numerosi saliscendi che si notano sia da lontano, sia attraversando il ponte, ebbene i vari "operai" del Demonio sarebbero stati infatti diavoletti di diversa statura, da qui si spiegherebbe la differente altezza che presero le arcate. Nel caso di Pavia venne mandata una capra per prima ad attraversare il ponte, in questa occasione un cane o come dicono alcuni un orso, rifacendosi ad una leggenda che vuole il santo poco prima "convincere" il plantigrado - che poco prima aveva divorato un bue - a finire il lavoro di quest'ultimo trascinando l'aratro durante la costruzione del paese. Un altro animale in questo caso leggendario viene sovente associato al Santo, che come San Giorgio era solito nei suoi pellegrinaggi di tanto in tanto sconfiggere i draghi che trovava sul percorso. Tornando alla nostra storia, a quel punto il Diavolo raggirato dal Santo, se ne tornò furibondo negli inferi, non prima di aver scagliato un tremendo calcio alla struttura che contribui oltre alle già irregolari arcate e ai saliscendi a renderlo ancor più deformato. Questo spiega anche l'altro nome del ponte, Gobbo per l'appunto. Per il terzo nome del ponte, Vecchio, basti pensare che è noto sin dal 1200, quindi questo dato avvalora pienamente la nomea.

Non finiscono qui i misteri attorno a questo ponte, negli anni '70 infatti fece scalpore un avvistamento di una vecchia conoscenza per tutti gli amanti del mistero: l'Uomo Falena. Il mito di questa creatura mostruosa nasce negli Stati Uniti a Point Pleasent negli anni '60, con una lunga serie di fatti e avvistamenti che farebbero rabbrividire chiunque. Il nome dice già molto sulla fisionomia dell'essere: grosso corpo umanoide, maestose ali, occhi rossi tenebrosi e una cittadina intera che in poco più di un anno giurò di aver avvertito la sua presenza più e più volte. Il fatto più tragico avvenne con il suo  avvistamento nei pressi del Silver Bridge sul fiume Ohio, il quale poco dopo crollò, portando con se la vita di quasi 50 persone. Da allora in tutto il mondo si scatenò la psicosi di avvistamenti del Mothman, che appunto riguardarono anche l'Italia. Molti nel borgo piacentino giurarono di aver avvistato la creatura nei pressi delle terme di Bobbio, che sono poco distanti dal ponte. Poi dell'Uomo Falena non si seppe più nulla, misterioso come quando è arrivato se n'è andato per sempre.

Sul ponte ci torniamo più tardi, per un ultimo incredibile mistero, ora concentriamoci sul borgo che si raggiunge attraversandolo a piedi, perché non è ancora stato detto ma è solo pedonale. Transitiamo davanti all'abbazia di Colombano, e qui oltre al santo nominato prima, è passata un'altra persona divenuta poi Papa. In questo articolo lo chiameremo sempre con il nome da Pontefice, Silvestro II, nominato prima abate a Bobbio da Ottone II e successivamente Papa da Ottone III, entrambi imperatori. Nel lasso di tempo intercorso fra le due nomine, ben 17 anni, il religioso ebbe modo di sviluppare ulteriormente le sue straordinarie conoscenze scientifiche, che spaziavano dall'aritmetica, alla geometria, astronomia e musica. A Bobbio restò solo per pochi anni prima di essere allontanato dagli altri monaci per il suo comportamento autoritario. Si sviluppò parallelamente la diceria di un "Papa Mago", forse a causa proprio della sua intelligenza, non completamente compresa a quel tempo. La leggenda più grande che ruota attorno alla sua figura è quella dell'invenzione di una testa meccanica "magica", in grado di rispondere ai quesiti che venissero posti con un SI o un NO, una sorta di primitivo computer in codice binario. Un'altra teoria vuole che la notte del 31 Dicembre del 999 ci fosse proprio Silvestro a celebrare messa. Sorvoliamo sul fatto che secoli prima il monaco Dionigi, incaricato di rivedere il calendario, ponendo come anno 1 la nascita di Cristo anziché il vecchio anno 1 della nascita dell'impero romano, compì un errore di calcolo che secondo alcuni studiosi varia dai 4 ai 7 anni, per il fatto che la morte di Erode si colloca nel 4 a.c. e sappiamo dai Vangeli della sua presenza all'epoca di Gesù. La sua nascita inoltre quasi sicuramente non avvenne il 25 Dicembre. Proiettiamoci in avanti di 1000 anni e ricordiamoci i timori che tutti noi avevamo la notte del 31 Dicembre 1999 di fronte al "Millenium Bug", il presunto blocco dei computer, di ogni intelligenza artificiale che avrebbe potuto provocare blackout terribili e per qualcuno addirittura la fine del mondo. Ecco, pensate a 1000 anni prima, con conoscenze più limitate e un livello di superstizione e di percezione del paranormale più accentuato rispetto ad ora, anche alimentato dall'avvistamento della cometa di Halley qualche anno prima. "Mille e non più Mille" era la leggenda che si sparse in quegli anni, evocata dall'Apocalisse di Giovanni e dai Vangeli come quello di Matteo. Ebbene, il nostro Papa venne visto come eroe, quasi mago, quando dopo la sua messa nell'ultimo giorno dell'anno, all'alba dell'anno 1000 non successero i tanto temuti eventi nefasti. Guarda caso, curiosità, il 31 Dicembre è dedicato a San Silvestro, non lui ma il suo predecessore molti secoli prima, Silvestro I, la "dedica" però suona bene per entrambi. Ma non finisce qui, la prossima leggenda sul suo conto ci ricorda da vicino la vicenda del povero parroco di campagna Sauniére a Rennes le Chateau che a partire dal 1885 spese l'equivalente degli attuali 5 milioni di Euro per restaurare la chiesa di Santa Maria Maddalena, costruendo poi ville, torri, parchi ecc... Lui, che aveva come unica entrata il modesto salario da prete. Cosa aveva trovato durante gli scavi della vecchia chiesa di così alto valore? Oppure, chi aveva dato al religioso una tale somma di denaro? I più appassionati conoscono come continua la storia e si intreccia con il Sacro Graal, ma torniamo al nostro Papa e alle analogie con questa storia. Il mito ci dice che in tenera età incontrò una fata,  di nome Meridiana, e si innamorò perdutamente di lei. Perse tutti i suoi averi e si ricoprì di debiti nel tentativo di conquistarla ed un giorno, mentre si aggirava disperato nel bosco, la fata gli propose un patto: la sua fedeltà in cambio di ricchezza e potere. Lui accettò, e da qui partirono i sospetti sulla sua anima occulta, dovuta al fatto che effettivamente divenne ricco e famoso in poco tempo: solo merito della sua straordinaria intelligenza? Insomma questo personaggio sembra uscito da un romanzo di fantascienza, ritroviamo tutti gli elementi dei moderni fantasy e giochi di ruolo, film e libri del genere che hanno riscosso negli anni così tanto successo. E' così che la testa meccanica citata poc'anzi può esser vista come un Golem, mentre la fata Meridiana una potente strega. C'è dell'altro, fra le leggende a lui attribuite vi è anche quella di un Djiin, creatura fantastica araba dotata di poteri magici identificabile per i profani come "genio della lampada", probabilmente diceria alimentata dal precedente soggiorno spagnolo che ha fatto venire in contatto il futuro Papa con la cultura araba e lo studio dell'algebra. Il mito fa riferimento ad un fantomatico libro nero che Silvestro trovò a Roma in un passaggio segreto sulle tracce del tesoro di Augusto. Appena aperto il libro comparve il Djiin, il genio, una rivisitazione della fiaba di Aladino, in versione cattiva, perchè i Djiin nell'iconografia comune spesso lo sono. In questo caso quel guardiano lo avvertì che avrebbe potuto tenersi il libro nero colmo di poteri magici e incantesimi, a patto che lo leggesse solo in sua presenza, altrimenti l'avrebbe cercato per terra e mare in cerca di vendetta. A questo punto entrò in gioco l'intelligenza di Silvestro, il quale rubò il libro e il guardiano non ritrovò più entrambi, perché il religioso  restò appeso grazie ad una corda sotto ad un ponte, in aria, nè in terra, nè in mare. Altro riferimento alla cultura orientale, in questo caso all'India, che ci rimanda alla magia dei fachiri e della corda che si erge verso il cielo.


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Arriviamo ora fino al Duomo del IX secolo, la cattedrale di Santa Maria Assunta subito al suo interno ci delizia con un cielo stellato che ricorda la volta celeste dei templi massonici. 

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Proseguendo verso l'altare, sulla navata di destra ammiriamo una splendida Ultima Cena in cui – ancora una volta – troviamo un San Giovanni dai chiari lineamenti femminili. Come per le altre Ultime Cene che abbiamo analizzato sul sito e sulla pagina Facebook, ciò che colpisce l'occhio, non sono solo le fattezze femminili, ma l'atteggiamento di "tenerezza" verso la figura di Gesù al suo fianco.

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Parlando di Ultima Cena sappiamo che la più famosa è quella di Leonardo da Vinci a Santa Maria delle Grazie. Proprio di lui dobbiamo parlare nell'ultimo e forse più incredibile mistero che custodirebbe Bobbio. Bisogna scomodare anche il suo quadro più famoso al mondo, la Monna Lisa, la Gioconda, non per parlare del suo particolare sorriso su cui si sono sprecati fiumi di inchiostro, ma occorre posare la nostra vista sullo sfondo, sulle colline che si perdono a vista d'occhio, e poi c'è un ponte che si vede in lontananza... C'è chi pensa si tratti di Bobbio, veniamo ai dettagli. Sicura di ciò è la ricercatrice Carla Glori che durante i suoi studi in 3D è riuscita ad identificare tutto ciò che non è in primo piano del capolavoro di Leonardo con la Val Trebbia, con ben dieci punti fra quadro e paesaggio pressoché coincidenti. Facciamo un passo indietro, fino ad ora a "contendersi" la paternità dei luoghi presenti nel ritratto della Gioconda sono state varie località. C'è chi dice si tratti di un paesaggio immaginario, però tendiamo ad escluderlo considerando la cura del genio fiorentino per i dettagli. Allora la prima ipotesi ci porta non lontano da casa sua, nella Toscana che tanto conosceva ed amava, il ponte a più arcate sarebbe quello di Buriano, il fiume l'Arno, nella Val di Chiana in zona Arezzo. La seconda ipotesi ci porta più a nord, nei pressi di Lecco, il ponte sarebbe quello di Azzone Visconti, il fiume l'Adda e  le Prealpi sullo sfondo. C'è chi ci vede invece Montefeltro nei pressi di Urbino con il ponte di Tiberio, il fiume Marecchia e i monti della Faggiola sullo sfondo. Però noi oramai ci siamo affezionati al ponte Gobbo, Vecchio, del Diavolo di Bobbio e fra i tanti misteri di cui è protagonista ci stiamo convincendo che ci sia anche questo.


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Forse per capire qualcosa in più bisognerebbe scoprire chi fosse la Monna Lisa e anche qui i pareri sono contrastanti. I più la identificano come Lisa Gherardini, moglie di Francesco del Giocondo (da qui il nome Gioconda), chi con Isabella d'Aragona, chi pensa che si tratti della madre dello stesso Leonardo, o di Caterina Sforza, oppure Pacifica Brandani; invece la ricercatrice citata poc'anzi pensa si possa trattare di Bianca Giovanna Sforza. I dati storici a supporto della tesi dicono che il territorio a quei tempi era sotto il controllo di Ludovico il Moro, padre della presunta modella, e sappiamo che lo stesso autore lavorò per oltre 20 anni alle dipendenze degli Sforza nel capoluogo meneghino. Il punto esatto da cui Leonardo disegnò il suo capolavoro viene identificato in una finestra del castello Malaspina Dal Verme di Bobbio. A gettare ancora più pepe sulla vicenda ci pensa il numero 72 che sembra scorgersi nel dipinto sotto l'arcata del ponte, lo stesso anno, il 1472, in cui il ponte venne danneggiato (per alcuni distrutto) da un'ondata di piena del Trebbia. Un indizio che se confermato potrebbe condurci alla soluzione del mistero.



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